addio franco

18 05 2024

Ieri se ne è andato un grande uomo, Franco Di Mare.

Non solo era l’unico conduttore di Unomattina che annunciava SEMPRE anche il nome del regista (quindi anche il mio) quando lanciava un servizio.
Poi all’inizio della stagione tv 2023-24 ora appena conclusa, un tizio piombato dall’alto, dal nome religioso assai ma che si crede più che altro un padreterno, aveva messo un veto sul mio nome per il programma a cui lavoravo da vent’anni.
Trovandomi senza reddito, chiedevo aiuto a destra e a mancina alle persone con cui avevo lavorato e almeno sapessero chi fossi. Tutti si rammaricavano ma nessuno aveva soluzioni.

Non avrei mai osato di mia iniziativa farlo, ma un amico e maestro mi spingeva.
Ho allora scritto sul mio odiato Whatsapp anche a Franco Di Mare, che non sentivo da anni, senza nemmeno sapere della sua malattia.
Non mi aspettavo alcuna risposta: la mia immagine presso me stesso, rispetto al prossimo, è quella di un colossale rompiballe.
Invece con mia sorpresa Franco rispose.

Mi disse che ormai era in pensione e non aveva possibilità di fare niente.
Non entro in particolari per motivi di discrezione, specie in questo momento: lo scambio avuto è ancora nel mio iPhone.

Fu però molto confortante, si ricordò di me ed elogiò molto la mia professionalità, e disse che si sorprendeva l’Azienda volesse farne a meno: io non me lo aspettavo, come ho scritto non mi aspettavo nemmeno una risposta.
Fu per me di grande conforto, mi aiutò ad avere fiducia: poco dopo fui chiamato per La Biblioteca dei Sentimenti di Andrea di Consoli, poi tutto ha iniziato a scorrere, lontano dalla Casa Madre di vent’anni.
Ma va bene così.
L’importante è lavorare e avere un reddito.

Ho voluto ricordare questo episodio per far capire a chi mi legge che Franco Di Mare, oltre al grande professionista che sappiamo, era anche estremamente umano, e non si sottraeva a spendere una buona parola consolatoria anche per uno piccolo piccolo come me.
Mentre era già seriamente malato.

Adieu Franco, amitié





dissonanze

12 05 2024

Stamattina è domenica, al bar tutti ridono. Solo io piango cercando di non farmi vedere perché leggo La Luna e i Falò. Quelle colline non sono le mie, ma le ho vissute a lungo da bambino e ogni descrizione è per me non solo parola. È immagine che ho visto e riemerge vivida dalla mia memoria malata.





c’è una ragione

12 05 2024

“Ho girato il mondo abbastanza per sapere che tutte le carni sono buone e si equivalgono, ma è per questo che uno si stanca e cerca di mette radici, di farsi terra e paese, perché la sua carne valga e duri qualcosa di più che un comune giro di stagione.”

Cesare Pavese, “La Luna e i Falò”





è un fatto

11 05 2024

Dunque occorre ammetterlo: non so muovermi, gestire i rapporti nemmeno sul blog: non pratico astuzie né pensando all’immediato né al lungo periodo.

Sono bravissimo a isolarmi da solo.

I pochi amici che mi sono rimasti sono specie di eroi.





visioni

7 05 2024

Stasera, mente cenavo al ristorante dell’albergo, sono rimasto incantato da una delle donne più belle (secondo i miei gusti, naturalmente) che abbia visto fuori dell’ambiente di lavoro da molto tempo: insomma reale. Rappresentava tanti elementi estetici ideali per me, sia fisici che nell’abbigliamento che nella voce, dolce: né stridula acuta né bassa stile maschile. Capelli mesciati di lunghezza sul corto, grossi orecchìni d’oro, vestito nero abbastanza corto, gambe stupende, calze nere e stivali neri. Movenze eleganti. Una specie di Olivia Newton John molto partenopea però, mi è parso.

Insomma, le donne continuo a guardarle, ammirarle (in astratto), a essere attratto nonostante le esperienze sofferte che mi pesano sulle spalle. Anche se sono vecchio.

Mi illudo, sogno che in ipotetiche vite future incontrerò donne come quella di stasera e avrò occasione di parlarci, ascoltarne le voci dolcì, frequentarle… e chissà.





fortune

3 05 2024

Voglio dichiarare pubblicamente che a BellaMa’ (trasmissione finita oggi) ho lavorato nel gruppo di montaggio con tre colleghi favolosi sia professionalmente che umanamente. Erano anni che non lavoravo con persone così speciali.

Debora, Carlo, Massimo GRAZIE.





astronomy

27 04 2024

Ho ricomprato La Luna è i Falò di Pavese, stimolato dalla mia fantastica collega Debora.
Leggendo la prefazione mi è venuto immediatamente in mente Gino, un viticoltore di Mombaruzzo (AT) dalla faccia scavata, tutto nerbo, poche parole: lo frequentavamo decenni fa attorno alla cascina Bazzana, dove andavamo a prendere il vino e anche (noi ancora bambini) a fare la vendemmia, con le cavagne, le cesoie e la bigoncia trainata dal cingolato.
Ricordo che, per quasi qualsiasi cosa relativa alle colline e alle coltivazioni, a un certo punto saltava sempre fuori questa frase:
“U’s fa la löina!”





trasformazione repentina

25 04 2024

Nella vita professionale si passa dallo status “troppo giovane” a quello di “troppo vecchio” in un batter d’occhio.





un sogno jazz

25 04 2024

Ormai era mattino, mi ero già svegliato vedendo la luce solare attraverso le taparelle.
Però mi ero riaddormentato dopo poco. Merito della melatonina: Sennò…

La visione era più che surreale: irreale.
Il locale in cui mi trovavo era più grande di una cattedrale, più grande di qualsiasi edificio abbia mai visto.
In distanza vedevo tre figure camminare da destra a sinistra: silouhettes minuscole in un controluce dalla superficie luminosa, forse una vetratata infinita. Appunto, impossibile in un edificio reale.
Le tre figure minuscole sono tre musicisti jazz.
L’immagine seguente è un frontale a figura intera po’ dal basso, tipo io fossi in platea e lui sul palco, di Cannonball Adderley seduto su una classicissima sedia nera di legno, un po’ sbracato, a gambe larghe, disordinato, in camicia bianca e cravatta nera, senza giacca: più grosso di quanto fosse ai tempi del mio amato Somethin’ Else.
Tiene di traverso sul petto il suo contralto,
Mi fissa a mi rivolge la parola, ma qui purtoppo il sogno si interrompe.

Julian “Cannonball” Adderley e suo fratelllo Nat




incipit

28 03 2024

“Incontrai Dean per la prima volta dopo la separazione da mia moglie. Mi ero appena rimesso da una seria malattia della quale non vale la pena di parlare, se non perché aveva a che fare con quella separazione avvilente e penosa e con la sensazione di morte che si era impadronita di me.”

Jack Kerouac, Sulla Strada
Trad. Marisa Caramella, Mondadori – Oscar Moderni