nuovi arrivi in casa

3 09 2023

Tra qualche giorno arriverà a Roma il bellissimo Satie, il mio gattino, che come nella canzone da sempre desideravo nero.
Ovviamente come si capisce non sono mai stato superstizioso.
Adesso il problema è: data la mia personale storia recente, non è che possa essere io a portare sfiga a lui? Eh?
Povera creaturina innocente.





il presente

24 06 2023

Non conta niente quello che è accaduto o stato in passato, per quanta fatica e quanti traumi possa essere costato.

Conta solo quello che accade adesso e in prospettiva potrà accadere in futuro.

Se dai valore al passato, cazzi tuoi.





république boréale

15 11 2020

Dopo essere stato fermo per praticamente trent’anni, dopo essere stato un impegno degli ultimi mesi, grazie a Delos Digital arrivano le Cronache, le Leggende, i Miti della République subpolare ipotizzata da Erik Satie e narrata dal sottoscritto William Nessuno, con le stupefacenti tavole originali degli anni novanta dell’amico artista Andrea Cerquiglini e la copertina che vedete ad opera del visionario Guglielmo Bonis.
Fatemi sapere.

l’e-book lo trovate qui:
http://delos.digital/9788825413649/republique-boreale




capitale boreale

24 07 2020

(dall’introduzione del mio “Cronache, Miti e Leggende Boreali”, di prossima uscita per Delos)

Frigorenhavn è una città particolare. Ed è ovvio che lo sia, se si pensa che si tratta della capitale più a nord dell’intero pianeta. Benché alcuni testi riportino che la prima rete di illuminazione elettrica stradale nell’estremo nord sia stata nel 1891 quella di Hammerfest (Norvegia), è in realtà Frigorenhavn a vantare con alcuni anni di anticipo questo primato; ed è probabile che l’errore dei cronisti sia dovuto semplicemente alla scarsità di notizie che da sempre si è avuta a proposito della Repubblica Boreale.
Se le ore di luce durante l’inverno sono poche a Hammerfest, ancor meno sono a Frigorenhavn.
La capitale Boreale è cresciuta in modo diverso dalle grandi capitali nordiche che siamo abituati a conoscere: Oslo, Helsinki, Stoccolma, e perfino Reykjavík. Queste città si sono espanse beneficiando del particolare rapporto spazio/popolazione tipico di quelle aree dell’Europa: si tratta cioè città poco concentrate, costituite soprattutto da quartieri basati sulla cellula abitativa monofamiliare a un piano o due, ampiamente distanziata da quella limitrofa e opportunamente fornita di spazio circostante che in estate si tinge di verde.
A Frigorenhavn le cose sono andate diversamente.
La popolazione ha sempre dovuto fare i conti con il territorio.





novità in arrivo

23 06 2020

Sto lavorando alla revisione definitiva di “Store, Miti e Leggende Boreali”: la raccolta di racconti sarà presto pubblicata…
Vi aggiorno.





una leggenda boreale

7 04 2020

Questa è una delle storie che farebbero parte della raccolta “Cronache, Miti e Leggende Boreali”.
Data la situazione, non penso che avrò occasione di proporre e figuriamoci di pubblicare questa stramba collezione di scritti, nati dall’ispirazione di alcuni cartoncini e appunti del geniale e da me amatissimo compositore francese Erik Satie.
Il resto me lo sono inventato io.

Quindi almeno una la pubblico una sul blog.
Non è brevissima. Buona lettura.


Pozione Volans

Questa storia, che non definirei nemmeno leggenda ma proprio fiaba se non fosse per il finale, l’ho tratta dalla mia esperienza di un paio di giorni negli studi della Televisione di Stato Boreale BIRT, dove non potevo perdere l’occasione di seguire proprio la messa in scena e la registrazione di alcune remote storie della tradizione insulare.
La regista Sondra Simunsen, una donna volitiva di mezz’età che non stava mai ferma e lavorava su una sceneggiatura ricchissima di bozzetti, fu molto gentile nel lasciarmi consultare il tutto, così da trarne la sintesi che segue.

C’era volta, in tempi oscuri, medievali e pre-ingegnereschi, Michaeloz: un mago le cui magie funzionavano. Evidentemente quella figura magra, sempre vestita di giallo oro, dai lunghi capelli grigi, qualche potere doveva averlo veramente. Del resto, l’Ingegneria sarebbe arrivata da lì a poco.
La fortuna di Michaeloz era nata quando. quasi per caso, solo per farsi bello, si era fatto ricevere nel castello dello Jarl Asolfur Olafurson e aveva fatto sì che il cavallo del potente notabile volasse, decollando in un balzo con il proprietario in groppa.
Erano bastate alcune criptiche formule recitate a voce stentorea e l’aspersione con uno spruzzo di una pozione magica da lui preparata in anticipo.
Qualcuno che fu testimone di questo primo decollo di Stökker –questo il nome del cavallo- raccontò dello stupore sul viso di tutti, ma anche dello stesso Michaeloz: come se fosse sorpreso e non credesse nemmeno lui al volo prodigioso.
Asolfur Olafurson era un nobile signore che governava, peraltro in maniera abbastanza illuminata per i tempi oscuri, la zona allora chiamata Eristland.
Era giovane, bello, atletico, valente in battaglia. I suoi occhi celesti erano molto spesso socchiusi a fessura, a comunicare un’espressione di perenne sarcasmo sottolineata dalla costante piega della bocca sottile.
Asolfur usava talvolta una corona a cingergli il capo: ma nella Repubblica Boreale, dove le decisioni venivano prese collegialmente dal Tting, non poteva ergersi a re né essere definito così. Anche se a volte lui segretamente si pensava tale.
Certo, il suo potere era grande, e gli Jarl delle zone limitrofe, che erano più povere per risorse e per commerci, lo temevano.
Da quando il suo destriero Stökker volava, poi, la sua superiorità era divenuta indiscutibile per tutti. Quindi omaggi, tributi volontari, cerimonie di sottomissione – simbolica, certo, dato che il Tting non avrebbe mai permesso cose simili accadessero veramente.

Il mago Micheloz dopo aver fatto volare Stökker, e dopo essere stato lautamente compensato da Asolfur, divenne ricco, omaggiato, richiesto ovunque: sia dove era in grado di fare qualcosa sia dove non avrebbe mai potuto fare nulla.
Comunque dappertutto veniva generosamente retribuito. Sia appunto per quello che faceva – si è detto che qualche potere doveva avero veramente- che per quello che non avrebbe mai potuto fare.
In seguito alla situazione che si era creata, Michaeloz sentì a un certo punto la necessità di dedicarsi completamente al suo nuovo ruolo pubblico: decise quindi di delegare la complicata preparazione della pozione per far volare Stökker.
Asolfur Olafurson infatti non aveva alcuna intenzione di rinunciare a intimorire i suoi vicini di territorio con possenti voli sulle loro teste, completamente bardato delle sue armi appena lucidate, con la mascherina di ferro istoriata dell’elmo abbassata. Poi, dopo l’esibizione atterrava gongolante, ridacchiava e giù allegre pacche complici sulle spalle dei suoi fidati e influenti consiglieri.
La pozione magica quindi serviva ancora. Bisognava produrla.

Il Mago Michaeloz aveva da tempo un assistente del quale non si si tramanda nemmeno il nome.
Era questo, da quel poco che si sa, un personaggio insignificante: pare che fosse goffo e di corporatura macilenta e che vestisse sempre in modo sommario e inelegante, con dei consunti pantaloni di daino che molto tempo prima erano stati giallastri e un cappello a cencio verde ornato con una piuma di falco. Ma di lui, come detto, si sa poco altro. Se non che Michaeloz chissà perché, se ne fidava.
Quindi il mago lo convocò, come aveva fatto tante altre volte, nel laboratorio male illuminato con fumose torce a petrolio, pieno di provette beute storte serpentine in vetro che si attorcigliavano su tutte le pareti. Qua e là, sui banconi anneriti: bacieri fornelletti e cannelli di varie dimensioni e potenze.
– Senti, io in questo momento ho troppo da fare – iniziò Michaeloz nemmeno troppo imbarazzato, meditabondo, camminando avanti e indietro con le mani dietro la schiena.
– E’ evidente che se devo far fonte ai miei nuovi impegni, che a loro volta ne porteranno altri… E altri onorari, e altre prebende… Non ho tempo per stare qui… In questo laboratorio… – fece un gesto sconsolato, paragonando mentalmente i luminosi saloni nobiliari dalle grandi finestre che stava frequentando con l’oscurità incombente di quel suo antro.
– Perciò, caro mio… ecco: su queste pagine è segnato il procedimento abbastanza laborioso e lungo che consente di giungere alla Pozione Volans. Poi aggiunse con eccitazione: – Che funziona! Incredibile, eh?
L’assistente-del-quale-non-è-stato-tramandato-il-nome si avvicinò al leggìo che reggeva un librone e scorse rapidamente il testo – dato che, per quanto all’apparenza rozzo, sapeva leggere benissimo sia il latino che il Boreale- annuendo a ogni passaggio.
Si può presumere che già in quei momenti l’assistente-del-quale-non-è-stato-tramandato-il-nome avesse avuto l’idea-scintilla che portò ai suoi disastrosi piani e a quelle che sarebbero state le tragiche conseguenze.
– Va bene capo Michaelozzo… Ci penso io. – disse quindi con voce profonda e baritonale che strideva fortemente con la sua figura striminzita, allargando un sorriso sbilenco con occhi che scintillavano.

Passarono circa tre mesi nei quali tutto andò ragionevolmente bene.
Il Mago Michaeloz continuò a elargire i suoi pareri e fare piccole magie – a volte sempici trucchi – durante i banchetti o a seguito delle parate militari. A volte nel contesto di feste nei borghi dell’area di Eristland e zone limitrofe: in questi casi si relazionava sostanzialmente solo coi notabili locali, che avevano disponibilità economiche e che poi elargivano. Sempre secondo il principio: sia se le sue magie li accontavano sia se non erano riuscite. Solo per aver avuto l’onore di avere avuto attenzioni dal mago che aveva fatto volare il cavallo di Asolfur.
Michaeloz stornava cifre di denaro all’assistente-del-quale-non-è-stato-tramandato-il-nome: sia per compensarlo –una miseria- sia per acquistare le sostanze necessari alla Pozione Volans. E lui poi passava ore e ore a rimestare nei paioli, nei pestelli.
Però ora dopo ora maturava l’idea che aveva avuto quasi subito leggendo gli ingredienti della Pozione.
Ma era proprio un fatto sicuro che la Pozione funzionasse solo con quella formula… e soprattutto con quei dosaggi?
No, perché c’erano ingredienti molto costosi. La formula prevedeva addituttura uno spruzzo di polvere d’oro. Magari per esempio quella non serviva veramente: cioè, aveva il solo scopo di fare la scena del puf! dorato quando la si spargeva nell’aere…
Così, pensa che ti ripensa, roditi e riroditi, l’assistente-del-quale-non-è-stato-tramandato-il-nome decise di iniziare un risparmio, goccia a goccia, grammo a grammo, sugli ingredienti più costosi.
Oh se ce n’erano! Peli di animali rarissimi, piume di uccelli che bisognava far venire da altri continenti, distillatii di scaglie di drago che chissà da dove quel mercante vichingo riusciva a far arrivare. E poi la polvere d’oro, appunto.
L’assistente-del-quale-non-è-stato-tramandato-il-nome iniziò quindi a diminuire quasi impercettibilmente i dosaggi, pur all’inizio mantenendo tutti gli ingredienti. Certo, era un processo che necessitava di una certa cautela: non tanto per il cambio di dosaggi in sé, ma perché alla fine l’aspetto e il peso della grossa ampolla che consegnava al suo padrone dovevano essere molto simili a quelli dell’originale. Quindi nei mesi aggiunse, a seconda delle necessità, altri ingredienti inerti per ottenere l’aspetto desiderato.

Di tanto in tanto, quando non aveva troppi impegni mondani, il mago Michaeloz, ormai al massimo della sua fama – si diceva che avessero chiesto di lui perfino in Danimarca! – passava regolarmente a prelevare la pozione, che comunque richiedeva almeno otto giorni di preparazione. Quando Asolfur voleva farsi una volatina in groppa a Stökker, convocava Michaeloz, che naturalmente si precipitava ovunque si trovasse. Poi, con una sontuosa cerimonia che prevedeva un corteo di guerrieri e tamburi, raggiungevano lo spiazzo nel castello e, salito Asolfur sul destriero… puf!
Michaeloz spargeva la pozione. Seguiva un volo puramente per diporto oppure, più frequentemente, di implicita intimidazione nei confronti degli Jarl confinanti.
Ogni singola volta Michaeloz dopo gli “ooooh!” stupefatti di prammatica veniva omaggiato dagli armati, dalle dame e dai notabili della corte: ogni volta si crogiolava, si gloriava (e segretamente si stupiva) dell’evento.
Intanto, l’assistente-del-quale-non-è-stato-tramandato-il-nome ormai era soprattutto dedito a far sembrare la pozione annacquata e falsata dello stesso colore e della stessa densità di quella completa originaria. Si metteva il berretto indietro sulla testa di modo che la piuma praticamente stesse parallela al pavimento e si compiaceva moltissimo che le sue manovre di diluizione stessero funzionando a perfezione. Iniziò anche a pensare che forse le sue capacità potessero essere alla pari con quelle di Michaeloz.
Che poi, le vere capacità di Michaeloz erano tutte da verificare, pensava.

Un bel giorno il Mago Michaeloz passò di corsa dal laboratorio a prendere un’ampolla di pozione.
Bisogna dire che il mago ora si presentava proprio bene. I lunghi capelli argentati adesso erano acconciati a boccoli e indossava una tunica blu vellutata con una grossa, vistosa cintura dalla fibbia d’argento. Sprizzava benessere.
Aveveva fretta perché Asolfur, invaghito come al soluto della prima belloccia di passaggio, doveva fare colpo su una donzella invitata a un banchetto. Ed era fiducioso che quella, dopo la visione di lui che volava su Stökker, sarebbe stata completamente conquistata: e quella notte stessa avrebbe potuto averla facilmente.
L’assistente-del-quale-non-è-stato-tramandato-il-nome squadrò Michaeloz da capo a piedi pensando che presto lui stesso avrebbe potuto vestire ancor meglio: e si immaginò in un abito giallo oro con la cintura marrone e la fibbia d’oro: altro che argento! Quindi, coltivando questa visione, consegnò in maniera eccessivamente sussiegosa il contenitore vitreo al suo datore di lavoro –anche se Michaeloz si sarebbe riferito certamente a sé stesso come “Padrone”.
Il mago ebbe un momento di turbamento, come se vedesse qualche nubifragio addensarsi in distanza. Ma distolse rapidamente lo sguardo. Pensava già all’altra donzella, quella dai capelli rossi e la pelle lentigginosa di latte, sulla quale avrebbe sicuramente fatto invece colpo lui: l’artefice del volo-prodigio .
Prese velocemente l’ampolla dalle mani gracili e sudaticce del suo assistente e corse verso il castello di Asolfur.

Tutto si era svolto come di consueto: parata, tamburi e tutto il resto. Alcuni notabili e i consiglieri erano su un palco sopraelevato, donzelle comprese: quella bruna corteggiata da Asolfur con una veste rossa e un mantello di un tono più scuro, una fascia di velluto imbottita attorno al capo. Quella rossa di capelli puntata da Michaeloz indossava un abito verde scuro e un basso copricapo di forma cilindrica in tinta.Asolfur era salito su Stökker enfatizzando ogni movimento.
Il cavallo sembrava nervoso, scartava e Asolfur ci mise un po’ a prepararlo per il decollo.
Venne il momento.
Michaeloz avanzò con passo deciso e con un gesto enfatico, scandendo la formula, lanciò sul destriero il contenuto dell’ampolla preparata dall’assistente. 

Tutto accadde molto rapidamente.
Stökker nitrì.
Asolfur lo spronò.
Stökker prese lo slanco e si gettò in avanti decollando.
Asolfur fece dall’alto un gesto di saluto alla volta della sua bella.
Michaeloz si inchinò ringraziando come ogni volta il pubblico plaudente.
Stökker si slanciava ancora ma non saliva più.
Da oltre venti metri d’altezza Stökker e Asolfur precipitarono a peso morto verso terra.
Stökker morì e Asolfur abbe entrambe le gambe spezzate.

Non occorre un mago per capire cosa fosse successo.
La pozione, progressivamente impoverita dei suoi ingredienti più pregiati, che l’assistente-del-quale-non-è-stato-tramandato-il-nome sottraeva per arricchirsi, aveva smesso di funzionare.
Le conseguenze furono severe, ma non per il colpevole.
L’assistente-del-quale-non-è-stato-tramandato-il-nome infatti era già sparito nel nulla col suo bottino dei denari e dell’oro sottratti alla preparazione dell Pozione Volans. Qualcuno disse che quel giorno stesso si fosse imbarcato per la Norvegia.
Il povero Stökker era morto.
Asolfur era sopravvissuto, ma i medici chiamati al suo capezzale, nell’applicare stecche e bastoni alle gambe bendate pronosticarono tre mesi di immobilità, sentenziarono che dopo questo lasso di tempo comunque il giovane Jarl sarebbe rimasto permanentemente claudicante.
Ma i guai veramente grossi arrivarono per il mago Michaeloz.
Le guardie personali di Asolfur l’avevano arrestato subito e avrebbero voluto passarlo a fil di spada sul posto. I consiglieri di Asolfur però le fermarono. Dissero che la cosa era talmente grave da meritare un processo che avesse risonanza su tutta l’isola. E doveva essere portata innanzi nemmmeno alla consueta Assemblea locale, ma addirittura al Tting.
Così fu, ma per Michaeloz non andò meglio.
Aveva spiegato davanti agli accusatori che la pozione veniva ormai preparata dall’assistente-del-quale-non-è-stato-tramandato-il-nome, ma essendo quest’ultimo scomparso non si poteva interrogare né risalire al vero colpevole.
Il Tting convocò i mercanti che fornivano le spezie e le sostanze di vario genere –compresa la polvere d’oro- che servivano alla preparazione della pozione: questi confermarono la diminuzione progressiva delle dosi ordinate, specie delle più costose.

Tuttavia la sentenza del Tting fu questa: “Il mago Michaeloz, che aveva compiuto e compiva la magia del volo, aveva il dovere di controllare che il suo assistente svolgesse i compiti di preparazione in modo tale da riprodurre adeguatamente la Pozione Volans. Non avendo vigilato, essendo egli Michaeloz intento nel godere degli immeritati onori di mago, ogni colpa a lui va ascritta e non al pur bieco individuo che l’assisteva.”
La versione-favola edulcorata che spesso veniva raccontata ai bambini si concludeva con Asolfur che, nonostante tutto, interveniva e con una pergamena recapitata da un messo a cavallo a perdonava Michaeloz.
La versione tramandata per secoli si concludeva però con il taglio della testa di Michaeloz per mezzo di un colpo di spada del più vigoroso e giovane dei componenti il Tting. Questi colpì rapido subito dopo che i capelli lunghi e argentati del Mago erano stati adeguatamente tagliati.
Si tramanda che le ultime parole di Michaeloz siano state queste:

– Ogni componente è essenziale e non si sa quale sia quello che contribuisce al volo più degli altri.

Sul set che riproduceva il Tting come una specie di Stonehenge la regista aveva appena finito di girare la scena nella quale Michaeloz pronunciava la battuta conclusiva. Dopo aver gridato “stop!” distolse lo sguardo dal monitor, si voltò e si rivolse a me, che stavo su una sedia dietro il suo sgabello sopraelevato e tenevo la sceneggiatura in mano.
– Il discorso vale per tutto, sa? Anche per la televisione. A furia di tagliare gli ingredienti e la loro qualità, prima o poi ci si schianta al suolo.





La tela del ragno

1 11 2019

Oggi ho recuperato alcuni frammenti boreale MIEI da quel che era il Romanzo Collettivo che poi finì, forse con Splinder.

Anzi, direi sicuramente con Splinder.

In uno avevo introdotto anche un avo ottocentesco di Lorenzo MacEwan, Lawrence.

Non ricordavo davvero.

Mi sono accorto che la mia tendenza è infilare sempre qualche riferimento ad altri scritti miei che in realtà non c’entrerebbero nulla.

In Boreale ce ne sono anche a Turris Asian, per esempio.

E poi nomi di amici che non vedo da trent’anni, luoghi inventati per altre storie… Luoghi reali a me cari… Riferimenti a scritti mai pubblicati.

Alla fine quel che scrivo è come un reticolato interconnesso.

Una specie di web di richiami.





similitudini

15 04 2018

Gli occhiali sono per me quel che per Erik Satie erano gli ombrelli.





République Boréale -1-

11 11 2014

“Più a nord dell’Islanda, a est della grande Groenlandia, ad ovest delle Spitzbergen, la Repubblica Boreale emerge dalle acque gelide dell’oceano artico come una fortezza mimetizzata in bianco sotto un cielo che spesso si spegne del tutto nell’oscurità polare, annullando il significato delle parole “giorno” e “notte”.

Da “Miti e leggende boreali”, 1993, inedito.





29 07 2005


WN presenta:

IL RACCONTO DI MEZZANOTTE – 3 – CONTRADDITTORIO

Pensare  a quanto lei fosse un sogno gli levava il sonno.