aggiornamenti necessari

16 02 2024

Nel 2003 scrivevo il volumetto “i blog e la visione fideistica della Rete”, che conteneva alcuni spunti a tutt’oggi validi, anche se la blogsfera sostanzialmente non esiste più.

Ora sento l’esigenza di scrivere almeno un articoletto dal titolo “whatsapp e la visione ininterrompibile del lavoro”. Sostanzialmente una forma che ha estremizzato quello che era l’IMPULSO a controllare gli aggiornamenti (sul blog, su FB…) rendendolo UN OBBLIGO.

Vediamo se ci riesco.

I blog e la visione fideistica della rete

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non mi convince

2 04 2023

Chi mi conosce sa che non sono mai stato contrario alle evoluzioni della rete, anche quando mi piacevano poco, come quando i social hanno praticamente ammazzato la blogosfera, che sicuramente aveva maggior pregnanza di contenuti e maggior “educazione”.

Adesso però questa faccenda dell’AI che può realizzare testi rubacchiando in teoria qualche frase o mezza frase dai miei testi in rete non mi piace per niente.

Lo stesso varrebbe per dettagli dalle mie fotografie.

Qui si pongono problemi etici, sulla creatività individuale e sul diritto di non regalare, per di più “a propria insaputa”, dettagli della propria opera ai sedicenti “autori” che si servono di AI.





1 – prologo: preso da un tic

6 07 2021

I flashback, immagini e situazioni che colano confusamente dal nostro passato, possono essere potenti.

Conosco (virtualmente) Galatea dal 2003, in epoca Blog, quando io avevo aperto il mio “Magnethic Metablog” e lei il suo “il Mondo di Galatea”, che leggevo regolarmente. Eravamo abbastanza popolari in quel sistema di comunicazione, che sarebbe stato almeno in parte poi travolto da Facebook.
Giovanni Dalla Bona invece lo conosco da una decina di anni dopo, quando Imparafacile Runo (lui) e MacEwan Witer (io) sperimentavano sotto forma di Avatar un’altra piattaforma in Rete: Second Life. Grazie al percorso in SL scrissi e pubblicai il mio romanzo breve “Turris Asian”.
Ecco perché quando Giovanni mi ha proposto l’esperienza TIC (TOUR IDEA CONTEST) ho esitato solo per capire se fossi stato libero da contratti Rai. Passare del tempo con queste persone conosciute da una vita mediatica avrebbe dato in sé un senso di respiro, un distacco dalla routine ormai logorante del lavoro.
Avevo anche intuito sarebbe stato molto appagante, anche se non avrei potuto immaginare quanto: cercare di trasmettere qualche esperienza professionale (anche se sul momento avevo le idee confuse su quale) a quattro ventenni che si supponevano brillanti.
Beh, brillanti lo erano sul serio.
Lo sono.





La tela del ragno

1 11 2019

Oggi ho recuperato alcuni frammenti boreale MIEI da quel che era il Romanzo Collettivo che poi finì, forse con Splinder.

Anzi, direi sicuramente con Splinder.

In uno avevo introdotto anche un avo ottocentesco di Lorenzo MacEwan, Lawrence.

Non ricordavo davvero.

Mi sono accorto che la mia tendenza è infilare sempre qualche riferimento ad altri scritti miei che in realtà non c’entrerebbero nulla.

In Boreale ce ne sono anche a Turris Asian, per esempio.

E poi nomi di amici che non vedo da trent’anni, luoghi inventati per altre storie… Luoghi reali a me cari… Riferimenti a scritti mai pubblicati.

Alla fine quel che scrivo è come un reticolato interconnesso.

Una specie di web di richiami.





internet era così

13 09 2019

“Tutti indossavano delle maschere, eppure questa cultura dell’anonimato attraverso la polinomia produceva più verità che falsità, perché aveva un carattere creativo e cooperativo più che commerciale competitivo”.
Edward Snowden, Intervista a Roberto Saviano, La Repubblica 13 settembre 2019

Io c’ero e confermo.
Poi è arrivato Facebook, con il suo “nome vero”, il suo marketing mirato, i suoi tuttologi, l’aggressività competitiva sfrenata a chi urla e disprezza di più.

 

 





visionarrazioni…

1 02 2019

Sarà la mia idea bauhausiana di lavoro di scuola, interattivo.
Sarà per la fascinazione che da sempre l’immagine esercita su di me.
Sarà perché nel disegno e nella pittura sono un disasto, magari in fatto di immagini me la cavo con la fotografia ma nulla più.
Ho sempre voluto e cercato delle collaborazioni con gli artisti visivi che ho stimato e ammirato. Prima Andrea Ovcinnicoff, che è stato mio commilitone, poi Andrea Cerquiglini, che se non ricordo male conobbi addirittura attraverso la mia ex moglie.
Mi piaceva tantissimo vedere come riuscivano a dare corpo/tratto alle mie visioni narrative. Perché in questo almeno sono stato sempre bravo. Ad essere visionario e anche un po’ delirante.
Il dottor Trinitrohn di Ovcinnicoff. La Repubblica Boreale di Cerquiglini.
Tutte queste visioni sono rimaste nei cassetti del tempo, con mio enorme rammarico.
E’ già difficile trovare chi ti pubblica un testo. Figuriamoci un testo con illustrazioni, per quanto affascinanti.
Non ricordo nemmeno bene come ho conosciuto ormai anni fa Stefano De Fazi, forse nell’entourage di amici grafici o editori, so che poi ho scoperto essere anche amico di un mio fantastico collega televisivo, Giorgio Battaglia. Ma la cosa importante è che Stefano crea da sempre immagini piene di fantasia. Appunto, delle visioni vere e proprie.
Avrei sperato di convincerlo a lavorare su dei testi miei, ma data la disastrosa esperienza nella quale avevo già condotto i due Andrea, ovvero tanto lavoro per nulla (di concreto), non ho insistito più di tanto.
Siccome i suoi lavori, che vedo regolarmente su Instagram, continuavano a suscitarmi idee, abbiamo concordato che stavolta sia io a costruire testi basati sulle sue immagini.
Così è nato questo progetto, Che dapprima avevo battezzato Visionstorie ma poi ho deciso di ribattezzare Visionarrazioni. Mi sembra più efficace come parola/sintesi.
Spero vi divertirà.
A me entusiasma perché quando vedo un’immagine di Stefano mi parte subito il trip immaginativo.





ma io continuerò

16 10 2018

La settimana scorsa è uscito il mio e-book “Lorenzo MacEwan, Netective“.
Ho deciso di scrivere questa cosetta e non lo faccio su Facebook perché ormai è un ambiente rissoso, permaloso, polemico e non mi andrebbe di dover rispondere a scuse non richieste o replicare a qualche simpaticone che mi dica che tanto non sono un vero scrittore.
Grazie, lo so da me.
Da alcuni anni ormai su Facebook scrivo solo delle cavolatine ma mi sono sempre speso per rilanciare le iniziative di tutti i miei amici. Che fossero pubblicazioni, mostre, poesie, cd, concerti, eventi virtuali, articoli, recensioni; insomma qualunque tipo di fenomeno culturale. Senza giudicare.
La settimana scorsa (ripeto) è uscito il mio libercolo.
Capisco che si tratta SOLO di un e-book. Capisco che non si tratti di letteratura ALTA. Capisco che non si tratti di VERA arte. Capisco che per un e-book sia difficile organizzare una presentazione in libreria: e qui un’amica di network che non vedo da anni (Adele “Adeletta” Marra) invece appena letta la notizia si era proposta di organizzarne una.
A lei vanno tutta la mia gratitudine e il mio affetto.
In tutto questo volevo dir che NESSUNO dei miei amici artisti, comunicatori, scrittori, fotografi, artisti si è sentito di cliccare il tastino “condividi” come uso fare io per loro.
Non posso dire nemmeno di essere deluso, ormai ho imparato a non aspettarmi nulla dalla Rete, figurarsi da Facebook: sono passati i tempi del blog su Splinder.
Beh, sapete cosa c’è?
Io invece continuerò condividere le inizative dei miei amici, perché questa è la mia natura.

Mio padre Francesco a questo punto avrebbe detto sbrigativamente
“Arrivederci e grazie, è finita la pellicola.”





identità perdute

3 06 2018

L’articolo richiestomi dall’amica ex blogger splinderiana “Minerva84” Caterina Bonetti per “Gli Stati Generali“.
Questa versione non contiene alcuni errori sfuggiti in quella pubblicata (avevo inviato una versione definitiva ma è stata impaginata la penultima) e include alcune foto e alcuni nominativi in più perché alcuni li avevo già aggiunti nella definitiva e altri me li sono ricordati negli ultimi giorni.
Grazie a Caterina e a tutti gli amici che hanno animato una delle stagioni più avvincenti della mia vita,

Rauma, Finlandia del Sud.
Era il 1992 e frequentavo un corso internazionale di lingua e cultura finlandese.
Avevo compagni di corso da tutto il mondo: in particolare, uno col quale ero diventato molto amico era Etsuro Endo, un grafico esperto di mac e computer graphic, autore di un manuale giapponese di Photoshop, che poi mi mandò via posta.
Etsuro ed altri compagni americani parlavano spesso di e-mail. Avevo una vaga idea di cosa fosse. Me lo insegnarono, andavamo alla biblioteca locale dove c’era una connessione internet e loro scrivevano a casa.
Questa premessa sembrerebbe non avere nulla a che fare con Splinder, tuttavia mi serviva per spiegare come mai nel 1993 avevo una connessione internet con un modem USRobotics a 44 nonmiricordocosa, che forse funzionava a 22….
Provider forse il primo o comunque uno dei primi in Italia: Galactica di Milano (all’epoca vivevo lì).1

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Etsuro Endo con l’autore –  Tromello (PV), 1997 (?)

La mia presenza in rete quindi è pre web.
Avevamo, all’epoca, delle rudimentali possibilità di ricerca e la cosa più interessante erano le liste di discussione, o “mailing lists”. Che appunto circolavano grazie alle email.
Voglio ricordare che la più interessante di tutte, almeno secondo me, esiste ancora: Cybermind2, curata da sempre da un intellettuale/scrittore, Alan Sondheim3, col quale sviluppai anche collaborazioni di scrittura all’interno del suo avanguardistico “Internet Text”.
Questa lunga premessa serve a contestualizzare quello che avvenne dopo, molto dopo, col blog su Splinder.
La rete in quel periodo pre-web (credo la prima pagina web l’abbia avuta dalle parti del 1996…Una cosa autonoma fornita sempre da Galactica) era uno spazio di collaborazioni avanguardistiche e di stimoli intellettuali. Pubblicai per esempio un testo in inglese sulla rivista “New Observations” dell’Università di Boulder, Colorado, a cura di Teresinka Pereira, sempre attraverso mailing list.
Ancora con radici in quel 1992, dunque, appena iniziarono ad apparire in Italia riviste che si occupavano di Internet cominciai ad acquistarne. Me ne ricordo una che si intitolava “.net”, per esempio, ma poi l’importantissima esperienza italiana autoprodotta al di fuori dei grandi editori, essa stessa ancora esistente: “Neural”4 di Alessandro Ludovico.
Quindi è difficile capire veramente da dove appresi dei blog.
La decisione di aprire un blog, in senso generale, credo sia chiara per via delle mie precedenti esperienze in rete o nate dalla rete: tutte di scrittura.
Tra l’altro nel 2001 e 2002 avevo avuto il privilegio di scrivere due “radiodrammi” (per usare la definizione nobilitante di Gadda) per Rai Radio Tre, all’interno di Radio Tre Suite. 5
Questi testi, che si avvalevano di un team di attori fantastici, li avevo scritti usando lo pseudonimo “William Nessuno”, registrato da Radio Tre alla SIAE. Il motivo di quella scelta è complesso, basterà dire che è nato da una scena tratta dal film “Shakespeare in Love”, nella quale mentre il Grande Bardo prova con i suoi attori un riccastro chiede all’altro “E chi è quello?” e l’altro gli risponde con una smorfia e un gesto sprezzante “Ohhh, nessuno… E’ l’autore…”.
Quindi avevo un autore, che dopo il cambio di politica editoriale di Radio Tre (ritorno alla lettura dei Grandi Classici al posto di testi di intrattenimento scritti da autori nuovi) era a spasso. E il blog aveva la consistenza di un territorio di scrittura nuovo tutto da esplorare.
Nel frattempo erano successe parecchie cose nella mia vita personale.
Avevo divorziato e mi ero trasferito da Milano a Roma per lavoro, dove non conoscevo praticamente nessuno. Quindi avevo un sacco di tempo libero, ero molto solo.

Fu così che nacque “Magnethic Metablog – Mediavisioni di William Nessuno”.
Già, perché nel frattempo avevo ripreso il mio lavoro pre-radio, ovvero quello della televisione. Ora non più come autore ma come regista di servizi esterni, quindi sempre in viaggio. E comunque la mia attenzione ai media era preminente da sempre.

Sicuramente ricordo che Splinder fu una scelta meditata perché era una piattaforma solo italiana. Ce ne erano altre delle quali nemmeno ricordo il nome, una aveva una B rossa come logo… Confesso di averle provate un po’ tutte.
Ma Splinder diventò assai rapidamente una comunità. E questo fece la differenza.
C’erano molti blogger interessanti. Scrivevano di politica, di poesia, di piccoli fatti quotidiani. Manifestavano le proprie preferenze/amicizie con quella cosa chiamata “blogroll”, in pratica una piccola colonna laterale a fianco dei propri testi popolata da link ad altri blog stimati o amati.

 

Castiglione della Pescaia.jpg

I blogger Winston (Roma), Axell (Torino) e William Nessuno a un blograduno – Castiglione della Pescaia, 2005

Lo spirito di comunità era abbastanza ecumenico ma non del tutto, nel senso che ogni blogger che contava aveva le sue simpatie e antipatie. Però questo fatto (e da qui comincio a fare le analogie con l’era arrivata dopo, quella dei Social) portava raramente a flame o scontri diretti, a differenza di quello che avviene praticamente quotidianamente sui sn. Era più un ignorarsi che altro.
Solo una volta in quel periodo sono stato attaccato da una blogger molto più nota di me, ma non sul mio blog: su Anobii… Un social network, guarda caso.
Il mio “rapporto col pubblico” era basato su quanto avevo appreso in rete nell’epoca pre blog. Rispondere cortesemente a tutti in tempi brevi, aiutare se fosse servito, spiegare, condividere.

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Quasi da subito iniziò la pratica dei meeting, blograduni o chiamiamoli come ci pare.
Ci si incontrava dal vivo in diversi punti d’Italia: io viaggiavo parecchio per lavoro e ogni tanto riuscivo a coordinare i miei spostamenti Rai con i raduni.
I blograduni o webmeetings sono stati occasioni bellissime: ci si incontrava e ri-incontrava a distanza di mesi, consolidando una vicinanza anche emotiva e caratteriale. E rafforzava lo spitrto di appartenenza comunitaria, del tutto assente sui social network attuali.

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Inedita Blog, Genova, 2006 – foto del blogger Sebastiano Gulisano

I miei amici “personali” di elezione furono soprattutto i blogger torinesi: Axell, Suzukimaruti, Kiarablog, Alixell, Gommaweb, CasaIzzo… Con alcuni di loro trascorsi anche il capodanno 2005, in un periodo mio di grande solitudine. Per dire quanto stretto fu il legame.
Molto intensa l’amicizia personale con la blogger e poeta toscana Reginadelsole con la quale organizzammo anche degli eventi/concorsi per blog.
Poi i blogger romani: Winston, Zoro, Sciallieventagli, Mexi…
Alcune di queste persone le vedo ancora (occasionalmente: non mi muovo più da Roma come prima e Roma stessa è un posto che scoraggia le frequentazioni “di persona” a causa delle distanze). Comunque sono praticamente tutti contatti passati ormai attraverso Facebook. Almeno non sono persi del tutto.
Ho dimenticato di citare sicuramente moltissimi contatti forti, come Aitan, DelyMith, Sgrufoletta, MadMapelli, Webgol, Granieri, Galatea, Sebastiano Gulisano, Spuma. Sifossifoco… Non tutti necessariamente splinderiani… Ma mi perdoneranno: la coordinatrice del progetto non può attendere che uno smemorato cronico ricordi tutto…
Nel periodo blog mi vennero chiesti diversi interventi teorici in libri che indagavano sul fenomeno6: l’ultimo intervento mi venne richiesto su Facebook e fu così che dopo una brillante parentesi su Second Life7, entrai nel girone dantesco…8
Ho cercato di continuare le mie modalità di comunicazione del blog delle quali ho detto su Facebook, ma è molto più difficile.
I miei contatti sono persone selezionate, ma fanno parte anche della mia vita professionale o della mia vita precedente pre internet, di gioventù o familiare.
L’interazione è quindi molto più difficile e frammentata.
Sul blog di William c’era William che scriveva e raccontava delle cose e qualcuno che le commentava, magari le criticava. Botta e risposta e la cosa finiva lì.
Sul blog si andava una volta al giorno, se avevi qualcosa da scrivere. Non ogni cinque minuti per vedere chi ti commenta o cosa scrivono gli altri. Un mood molto più riflessivo.
I blogger, che sentivano una forte identità comunitaria, comunque avevano sempre modi urbani.
Su Facebook è diverso. Hai a che fare con un mare di “amici” per molte ragioni difformi rispetto a te e come non bastasse tra loro.
Poi ci sono “gli amici degli amici” sui quali non hai alcun controllo e dei quali non hai alcuna conoscenza. Queste persone si rapportano a te senza alcuna consapevolezza dell’interlocutore che hanno di fronte. Questo non ha nulla a che fare con un aristocratico, nasinsuista “lei non sa chi sono io”. Ha a che fare con una relazione malata sul nascere tra persone che non si conoscono e che implicitamente si sentono in diritto di “alzare la voce” o di insinuare. Altro che bar virtuale. Al bar il vicino che alza i toni lo vedi in faccia. Lo puoi smorzare con un’occhiata.
A questo va aggiunta la volontaria distruzione da parte del social network blu della tua identità di rete. Su FB ad un certo punto William ha dovuto cedere il posto a Giuseppe, pena la perdita dell’account.
L’idea millantata come necessità di trasparenza e che i tuoi amici RL ti possano trovare, ovvero l’obbligo di usare il nome anagrafico, è un modo per categorizzarti a livello commerciale. Questa cosa è solo recentemente è assurta alle cronache ed è stata capita tardi. Quindi su Facebook a un certo punto mi sono trovato a dover usare il mio nome anagrafico col quale in rete non mi conosceva… nessuno.

Con la mia identità di rete VERA azzerata. Un atto di una gravità estrema.
Sicuramente, tra l’altro, qualche simpaticone mi ha segnalato, dato che sono decine i miei contatti che da anni usano impunemente degli pseudonimi senza mai essere stati toccati.
Tornando alle relazioni, quello che avevo “imparato” su Splinder non è stato sufficiente.
Ai battibecchi fatti da continue risposte (anche sette, otto…) in aumento di aggressività con gli “amici degli amici” = perfetti sconosciuti, come reagire?
Ecco: la soluzione l’ho trovata comprendendo che dovevo abbandonare la modalità Splinder e web prima maniera, cioè quella di instaurare un dialogo: adesso rispondo alla prima provocazione, poi, anche con un minimo di fatica, non vado più a vedere cosa l’interlocutore replica, tagliando ogni possibilità di escalation. Perché so già che a differenza di Splinder l’interlocutore non si auto-modererà. Anzi.
Quindi sui social devi TU mettere freno agli altri, dato che lo spirito di parità della rete di un tempo (blog compreso) è sparito in favore di un “io sono più furbo, la so molto più lunga di te (anche se tu fossi Umberto Eco”) di gran parte degli abitanti di Facebook.
Rimane vero quello che scrissi nel 2008: Facebook, a differenza del blog/Splinder che lasciava delle tracce concrete del tuo passaggio sulla Rete e quindi sulla Terra, è soprattutto una grande DISSIPAZIONE DEL TEMPO, per di più effimera.
Nulla sopravvive da oggi a domani.
Quindi, a maggior ragione…

Ah, dimenticavo. Su Splinder grazie al blog ho conosciuto Philosofia.
Ci siano incontrati personalmente grazie ai miei viaggi di lavoro dei quali dicevo e stiamo insieme da ormai 13 anni.
Più importante di così.

 

 

2 – Philosophy and Psychology of Cyberspace <CYBERMIND@LISTSERV.WVU.EDU>

5 – “What If – La Storia Impossibile”, 2001, con Vittorio Amandola, Giorgio Locuratolo, Carolina Zaccarini.
“Cent’anni Fermi”, 2002, con Daniele Formica, Vittorio Amandola, Francesca Muzio.

6 – “L’ascesa del blogger” in Pratiche Collaborative in Rete, a cura di Maddalena Mapelli e Roberto Lo Jacono, Mimesis in collaborazione con Splinder, 2008
“Second Life, nuovo paradignma identitario” in Dai Blog ai Social Network, a cura di Maria Maddalena Mapelli e Umberto Margiotta, Mimesis, 2009

7 – William Nessuno, Turris Asian, Avanguardia 21 Editore, 2012

8 – “…Dissipazione del Tempo” in Facebook Come a cura di Renata Borgato, Ferruccio Capelli, Mauro Ferraresi, Franco Angeli, 2009





it was a long way…

22 01 2014

Il blog di William Nessuno, ovvero questo che state leggendo, ha lasciato passare il fatidico decimo anniversario senza minimamente darne conto. Perché nemmeno me ne sono accorto. 2003-2013.
In effetti da tempo ho diminuito radicalmente la mole dei post.

Un fenomeno strano è da riportare, comunque. I post diminuiti sono solo quelli scritti. La quantità di post mentali (pensati anche nella forma) è rimasta la stessa dei vecchi tempi. Ma non riesco a formalizzarli. Causa il tempo, che non basta mai. E Facebook che resta e si afferma sempre di più come uno scarno blogsurrogato: un palliativo, anche se pur sempre meglio di twitter (dove la sola definizione “seguaci” mi fa saltare i nervi quasi come l’orrenda parola “selfie”).
Poi non si può paragonare a oggi il periodo della mia vita nel quale ho iniziato questo blog, quando ero su Splinder.

Mi ero appena separato, avevo appena lasciato i miei luoghi, vivevo solo in una città (anzi in un paesello in provincia di) dove mi ero appena trasferito e praticamente non conoscevo nessuno. Nel tempo fuori dal lavoro non avevo praticamente niente da fare, il blog è stato per me uno strumento di socializzazione a vasto raggio e non vedevo l’ora di tornarci. Amici nuovi, nuovi contatti culturali, i primi contributi a testi teorici sulla blogsfera, i convegni, i blograduni…
Era come una formalizzazione in lingua italiana dei contatti di rete che avevo sviluppato fin dai primi anni novanta, attraverso le “liste di discussione” americane e poi il primissimo web.
Forse è sbagliato mitizzarli ma sono stati tempi straordinari. Axell, Chiarablog, Reginadelsole, Winston, Placidasignora, Suzukimaruti, Sciallieventagli, Madmapelli… E tanti altri.
Adesso la mia vita è radicalmente cambiata ma il merito va sempre al blog. Fu sul blog -ebbene sì- che conobbi Philosofia. Siamo insieme da otto anni ormai. Con lei è arrivata sua figlia che adesso è anche mia figlia. Una delle cose più importanti e belle per me. Evitando la retorica.

La vita cambia per tutti; scrivere di meno sul blog è una conseguenza naturale e anche scontata.
Ci sono anche quelli che si riempiono la bocca (o meglio, riempiono la tastiera) con teorie sulla “morte del blog”, ma io comincio a riflettere sul fatto che è la nostra generazione di blogger ad avere semplicemente una vita diversa, adesso. E non può più essere così assidua nello scrivere.
In tempi successivi, perché aprire un blog quando c’era già Facebook bell’e pronto? O Twitter dove tutti si sentono dei della battuta fulminante meglio di Gino&Michele, o capaci di sentenziare quantomeno come François de La Rochefoucauld ed esonerati quindi dall’articolare i propri pensieri più di tanto?

Quel che mi pemeva dire è che penso molto spesso al blog e a quello che vorrei scriverci, ancora.

Magari prima di addormentarmi, come se fosse una specie di presogno, o un pensiero propiziatorio.





autodiktatura

6 11 2012

In ottemperanza alle nuove direttive che impongo al mio moviMento altamente democratico detto “cinquelune” , tra le quali non andare in TV e boicottare tutte le testate che non mi piacciono, auspicare chiusure dei giornali e soprannominare i personaggi della scena politica con nomignoli divertentissimi e geniali tipo “Psiconano”, “Topo Gigio”, “Rigor Montis” (hahahaha! Ridete!), stabilisco unilateralmente che da oggi dobbiamo impegnarci a non parlare più di Beppe Grullo.

Così sia scritto, così sia fatto.