trasformazione repentina

25 04 2024

Nella vita professionale si passa dallo status “troppo giovane” a quello di “troppo vecchio” in un batter d’occhio.





un sogno jazz

25 04 2024

Ormai era mattino, mi ero già svegliato vedendo la luce solare attraverso le taparelle.
Però mi ero riaddormentato dopo poco. Merito della melatonina: Sennò…

La visione era più che surreale: irreale.
Il locale in cui mi trovavo era più grande di una cattedrale, più grande di qualsiasi edificio abbia mai visto.
In distanza vedevo tre figure camminare da destra a sinistra: silouhettes minuscole in un controluce dalla superficie luminosa, forse una vetratata infinita. Appunto, impossibile in un edificio reale.
Le tre figure minuscole sono tre musicisti jazz.
L’immagine seguente è un frontale a figura intera po’ dal basso, tipo io fossi in platea e lui sul palco, di Cannonball Adderley seduto su una classicissima sedia nera di legno, un po’ sbracato, a gambe larghe, disordinato, in camicia bianca e cravatta nera, senza giacca: più grosso di quanto fosse ai tempi del mio amato Somethin’ Else.
Tiene di traverso sul petto il suo contralto,
Mi fissa a mi rivolge la parola, ma qui purtoppo il sogno si interrompe.

Julian “Cannonball” Adderley e suo fratelllo Nat




incipit

28 03 2024

“Incontrai Dean per la prima volta dopo la separazione da mia moglie. Mi ero appena rimesso da una seria malattia della quale non vale la pena di parlare, se non perché aveva a che fare con quella separazione avvilente e penosa e con la sensazione di morte che si era impadronita di me.”

Jack Kerouac, Sulla Strada
Trad. Marisa Caramella, Mondadori – Oscar Moderni





quando cominci ad avere le visioni

23 03 2024

Da alcuni giorni quando andavo in camera da letto a cambiarmi vedevo una bella signorina dietro il bancone nel negozio dall’altra parte del viale, che si chiama Affidea. Non ho la più pallida idea di quali prodotti si occupi.

La signorina ha folti capelli neri e indossa un tailleur grigio azzurro chiaro in puro stile manageriale.

Dapprima ho pensato che potesse vedermi, ma sicuramente aveva altro a cui pensare.

La seconda sera era ancora lì, ho pensato che due scatole, mi imbarazza.

La terza sera ho pensato strano fosse sempre lì, nello stesso posto, senza praticamente muoversi.

Stasera ho realizzato che la bella signorina bruna che sta tutte le sere dietro il bancone nella stessa posizione non può essere altro che un cartonato o un manichino.

Quando si dice farsi ingannare dalle aspettative…





happiness

16 03 2024

Attualmente gli unici momenti felici della mia vita sono quelli in cui entro al Libraccio (sapendo che non dovrei) e quelli in cui poi leggo gli imprevedibili frutti delle mie incursioni.





sign o’ the times

2 03 2024

Sui rami spogli del viale di fronte a casa, a Cinecittà, è pieno di pappagalli verdi, che sembrano una vera colonia. Ne ho visti almeno cinque tutti insieme.





al prossimo giro

25 02 2024

Comunque ho deciso che nella prossima vita (nella quale, per la legge della compensazione, sarò certo meno sfigato che nella presente) vorrò fidanzarmi con una fanciulla orientale.

(Sognare non ha mai fatto male a nessuno)





ci sono

20 02 2024

Per fortuna ci sono anche dei momenti solari; quelli in cui il senso di Libertà prevale su quelli di Solitudine e Fallimento,

Alleluia.





aggiornamenti necessari

16 02 2024

Nel 2003 scrivevo il volumetto “i blog e la visione fideistica della Rete”, che conteneva alcuni spunti a tutt’oggi validi, anche se la blogsfera sostanzialmente non esiste più.

Ora sento l’esigenza di scrivere almeno un articoletto dal titolo “whatsapp e la visione ininterrompibile del lavoro”. Sostanzialmente una forma che ha estremizzato quello che era l’IMPULSO a controllare gli aggiornamenti (sul blog, su FB…) rendendolo UN OBBLIGO.

Vediamo se ci riesco.

I blog e la visione fideistica della rete

https://amzn.eu/d/0ZvQ6RC





sign o’the times

3 02 2024

Ho iniziato a lavorare professionalmente in tv alla fine degli anni ottanta a Telemontecarlo, Pianeta Neve, .

Ero un giornalistello che a un certo punto doveva montarsi i suoi pezzi.

(Con un collega montatore: all’epoca i pastiche che adesso vanno tanto di moda, ovvero i famigerati filmaker, che fanno tutto da soli, anche la pizza, non esistevano…)

Allora mi vennero insegnati i principi del montaggio, uno dei quali PER TUTTE LE PERSONE con cui lavoravo all’epoca, era il montaggio a stacco.

A me piacevano le dissolvenze ma i montatori come minimo mi guardavano storto oppure proprio si rifiutavano, spiegando che quelle devono avere un perché spazio-temporale.

Ho mantenuto questi principi che mi sono stati insegnati per anni. Sono stati sempre validi.

Adesso all’improvviso lavoro in un programma nuovo, dove i montatori (bravissimi, sia chiaro!) si scatenano in continue transizioni stravaganti, effetti cromatici e non, spesso anche esagerati. E agli autori piace così. In effetti il risultato, se non ti gira la testa, è divertente.

Ragazzi, sono vecchio.

Appartengo a un’altra scuola.

Amedeo Foroni, mio maestro di montaggio, ti sarò sempre grato. – Beppe